Siti archeologici distrutti

01.02.2014 11:47

La damnatio memoriae dell'archeologia

 

Purtroppo ogni giorno, in Italia e nel mondo, un sito archeologico muore.
Si dice che un faraone o un imperatore romano è stato condannato alla damnatio memoriae quando il suo nome e le sue opere sono oscurate, cancellate, dal suo successore e così si può dire dei siti archeologici del nostro pianeta, che vengono cancellati dai successore dei nostri illustri antenati.
Non si fa in tempo a volte a venirne a conoscenza, che quel sito non esiste già più. Speculazioni edilizie, smottamenti, incuria, piogge, terremoti, ecomafie e credenze religiose. Ci sono innumerevoli "malattie" a diffusione globale che minacciano i nostri siti archeologici, il nostro patrimonio dell'umanità, la nostra storia.

Primo fra tutti in Italia è Pompei, se non altro è uno dei siti più noti al mondo per la sua importanza. Le forze politiche si rimpallano le responsabilità, mentre i capolavori di Pompei continuano a cedere e sfaldarsi. Un crollo dopo l’altro, nel sito archeologico visitato da oltre due milioni di persone all’anno e inserito tra i patrimoni dell’Unesco. Crolla per la pioggia, crolla sotto gli occhi attoniti dei turisti, crolla un pezzo dopo l'altro, come il corpo appestato di un lebbroso. Il morbo è l'incuria, il disinteresse, o peggio, gli interessi economici e politici che gravitano intorno a un sito come Pompei. Crolla la Schola Armaturarum, lungo via dell'Abbondanza il 6 novembre 2010; crolla il 30 novembre del 2010 un tratto di mura di cinta in tufo e calcare che circonda la Casa del Moralista; il 21 dicembre 2011 è il turno di un pilastro della Villa di Loreio Tiburtino; il 27 febbraio 2012 l'intonaco rosso, staccatosi nell'atrio della domus della Venere in Conchiglia. E ancora l'8 settembre del 2012 crolla la trave di legno, di circa quattro metri,  parte della copertura del peristilio di Villa dei Misteri. A dicembre crolli nella bottega di via Stabiana.

Oltre a Pompei, quella autentica, c'è la "Pompei del Salento", Solete, in provincia di Lecce.
Antica città messapica, è nota in tutto il mondo per il ritrovamento della la mappa di Soleto. Il documento ha fornito importanti informazioni, sia toponimiche che geografiche, sui siti del Salento meridionale permettendo così nuove interpretazioni sulla vita e sulla popolazione abitante l’odierna penisola salentina. Si tratta di un piccolo frammento di cratere attico a vernice nera del V secolo a.C. con la raffigurazione di dodici località del Salento meridionale.  Scoperta il 21 agosto del 2003, è stata definita “una delle scoperte più importanti avvenute in Italia meridionale”. Nel 2010 ecco che "la malattia" colpisce questa zona: durante alcuni lavori di scavo in via Machiavelli sono state distrutte alcune tombe messapiche, ricche di preziosi corredi. I lavori sono frutto delle concessioni rilasciate dal Comune di Soleto per il passaggio sotterraneo del cavidotto per il trasporto dell’energia elettrica di uno dei tanti impianti fotovoltaici industriali. L'area però è situata in zona archeologica e le tombe distrutte facevano parte di un’antica necropoli che lì si estendeva. Come è possibile che il Comune, a conoscenza del valore archeologico del sito, abbia concesso lo scavo? Solo la denuncia di alcuni cittadini ha permesso l’intervento della Guardia di Finanza che è riuscita a recuperare i preziosi reperti, ma i lavori sono continuati. Oggi si aspetta ancora che la Soprintendenza ai Beni Archeologici censisca i danni compiuti al patrimonio e proceda al vincolo di tutta l’area dell’antica città e della sua necropoli. Sì, perché Soleto non ha un vincolo archeologico e non è la sola lasciata sprovvista di una qualsiasi forma di tutela.

Purtroppo non è l'unico sito deturpato in Puglia, come dimenticarci (solo un esempio su tutti) dell'area archeologica di Canosa di Puglia (BT). Qui, un rovinoso nubifragio abbattutosi nel settembre del 2012, che ha creato fiumi di fango e immondizia, andando ad otturare la fogna che passa sotto al Parco archeologico del Battistero di S. Giovanni ha provocato l’allagamento delle Basiliche Paleocristiane di Santa Maria e del Salvatore, sui cui mosaici si è riversato tutto il fango.

Segnalazioni ai danni del patrimonio archeologico vengono anche da Noto (SR), dove la distruzione di alcune tombe del periodo greco in contrada Astrico-San Nicola è avventa durante i lavori di costruzione della bretella stradale Noto-Pachino, a servizio dell’autostrada Siracusa Gela, uscita Noto. La denuncia qui estende il "virus della damnatio memoriae anche alla Soprintendenza, che nonostante ne fosse a conoscenza, non ha fermato i lavori.

Negli ultimi giorni si è parlato dell'istallazione abusiva al Circo Massimo di Roma, un'opera "d'arte" se così si vuole chiamare, che deturpa l'ambiente in quanto totalmente fuori luogo, 3 metri per tre di accozzaglia cromatica, il bianco e il nero predominato. Il fatto che un oggetto simili possa stare per ben due mesi esposto senza che nessuno si domandi "ma chi lo ha messo?" la dice lunga su come in Italia (e non solo) vengao tutelati i beni archeologici e il loro ambiente.

Di pochi giorni fa il crollo di 40 metri di muro medievale a Volterra (Pisa), la colpa alle forti piogge, oppure alla non curanza? Un muro non crolla per la pioggia senza dare cenni di cedimento, si poteva fare qualcosa per evitare il crollo?

Risalendo verso Nord troviamo il sito di Chiomonte, in Val di Susa, area salita alle cronache per la vicenda della TAV, ma in pochi sanno delle distruzioni avvenute. Chiomonte fino a pochi anni fa era un bell’esempio di tutela e valorizzazione nonché il più importante sito archeologico e museale del Piemonte, che ospitava i resti di una comunità del tardo Neolitico (fine V-IV millennio a.C.), inquadrabile nell’area culturale dell’arco alpino occidentale definito "Chassey", dal nome della principale località nella quale è stata individuata e studiata questa cultura. Le caratteristiche fondamentali di questo complesso risiedono nella sua unitarietà e nello stretto collegamento con i siti d’Oltralpe. Si tratta di un complesso costituito da un esteso abitato e dalla contigua necropoli (4000 – 3900 a.C.) collocata in un’area lievemente rilevata rispetto al pianoro e costituita da undici tombe in cista litica. Sono stati rinvenuti migliaia di reperti ceramici e manufatti litici, sia in selce che in pietra levigata.  La storia del sito prosegue in epoca preromana, cui appartiene una splendida inumazione femminile datata al 400-350 a.C. e in età romana e durante il Medioevo. Purtroppo da quando hanno deciso di installare qui il cantiere per la realizzazione del tunnel della Tav Torino-Lione, tra le tombe e i reperti sono arrivati anche i cingolati, l'area archeologica è ormai interdetta al pubblico.

Nel mondo un caso ecclatante di "virus religioso" fu la distruzione dei Buddha di Bamiyan (o Bamiwam), due statue di Buddha in piedi scolpite in una parete rocciosa in Afghanistan centrale, negli anni 507 e 554 e distrutte nel marzo 2001 dai talebani, mentre antiche tombe delle Sei Dinastie (220-589) sono state distrutte dalle macchine di scavo e bulldozer per realizzare un negozio IKEA a Nanjing, Cina, nel 2007 e questo ci riporta in Italia, a Tortona (AL), dove negli ultimi anni importanti ritrovamenti archeologici altomedievali, tra cui un cimitero goto, sono stati distrutti e sostituiti da un Esselunga e da un palazzo residenziale.

Non bisogna dimenticare le piramidi maya del Belize, tutti i siti distrutti a causa delle guerre in Siria, Iraq, Alghanistan, i siti rasi al suolo dalle popolazioni contadine per creare nuove terre agricole,

Bibliografia e riferimenti dalla rete:

www.evarconews.it

https://www.lettera43.it/

https://www.lastampa.it

https://www.goleminformazione.it

 

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