Brancaleone, tra storia e comicità

03.05.2013 23:59

 

 

 

L'Armata Brancaleone è un film del 1966 diretto da Mario Monicelli.

Il film inizia a Civitanova, nell'Italia dell'XI secolo, dove Brancaleone da Norica, spiantato rampollo di una nobile famiglia decaduta, guida un manipolo di miserabili alla presa di possesso del feudo di Aurocastro in Puglia, secondo quanto dettato da una pergamena imperiale scritta da Ottone I il Grande e che viene data a Brancaleone da parte dei miserabili (i quali l'avevano sottratta a un cavaliere creduto morto). Brancaleone, mosso da cavallereschi principi, dapprima non vuole mettersi a capo di quell'accozzaglia di straccioni, ma poi, in seguito ad una sconfitta subita in un torneo, accetta.

 

Attraversando la penisola, viene coinvolto in varie avventure: incontra Teofilatto dei Leonzi, principe bizantino diseredato, il quale si aggrega all'armata; entra in una città deserta dando licenza di saccheggio, per poi scoprirla infestata dalla peste; si aggrega al monaco Zenone (Pietro l'Eremita) diretto a Gerusalemme. Successivamente, mentre stanno superando un ponte instabile, uno del gruppo di Brancaleone precipita, così Zenone pensa che qualcuno non abbia fede e perciò abbia dato “il malocchio” all'uomo. Si scopre così che l'anziano notaio Abacuc è di fede ebraica e viene battezzato e il gruppo procede verso Gerusalemme. Trovatisi davanti a un altro ponte Zenone passa per primo ma precipita. Ormai senza guida, l'armata torna verso Aurocastro, la prima meta.

 

Durante il cammino si inoltrano in un bosco e qui il cavaliere salva una giovane promessa sposa, Matelda, da avidi barbari che hanno massacrato le guardie di scorta che erano con la ragazza. Brancaleone arriva ed uccide il capo dei manigoldi e la ragazza si offre di guidarli fino al suo tutore, ferito mortalmente dai barbari, che in punto di morte fa promettere a Brancaleone di portarla in sposa al nobile Guccione. Matelda però vuole sposare il cavaliere diseredato, ma egli rifiuta: la donna si concede allora a Teofilatto. Dopo altri giorni di viaggio arrivano alla roccaforte di Guccione e, durante i festeggiamenti, il nobile scopre che qualcuno ha abusato di Matelda e fa rinchiudere Brancaleone, da lei accusato. I suoi amici decidono di liberarlo e vanno dal fabbro del paese, Manuc, che sta per suicidarsi. Lo fermano e, con il suo aiuto, liberano Brancaleone, il quale scopre dai suoi compagni di viaggio che Matelda è stata portata in un monastero da Guccione. Raggiunge quindi il convento e, dopo aver ucciso diverse guardie del nobile, arriva da Matelda, la quale però ha scelto di prendere i voti per fare penitenza in quanto lo aveva accusato ingiustamente. Brancaleone, sorpreso e amareggiato per la perdita del suo amore, parte quindi con i suoi amici, con l'aggiunta del fabbro Manuc.

 

Teofilatto, vedendo che sono arrivati vicino alla sua dimora, convince l'armata ad estorcere denaro alla famiglia dei Leonzi, fingendosi in ostaggio. Arrivati al castello, il gruppo viene accolto dalla famiglia dei Leonzi. Teodora, zia di Teofilatto seduce Brancaleone che, prima di seguirla nelle sue stanze, affida ad Abacuc le trattative per il riscatto. Mentre il cavaliere subisce le passioni violente della zia, Abacuc chiede al padre di Teofilatto il riscatto per il figlio, ma questi, rifiutatosi (essendo il figlio nato fuori dal matrimonio) intima loro di andarsene entro breve, pena l'essere trafitti da frecce avvelenate. Il gruppo allora fugge e, proprio in quel momento, ritorna Brancaleone (ancora mezzo nudo) che, invece di una ricca ricompensa, si trova a dover scappare insieme agli altri, riuscendo per un soffio a sfuggire a morte certa.

Durante altri giorni di viaggio Mangold e Teofilatto reincontrano Pecoro (creduto morto) nella tana di un orso. Avvertono quindi Brancaleone e, dopo aver imbrogliato l'orso, portano con loro l'amico. Passano giorni e giorni, e quando sono ormai in vista del feudo di Aurocastro dovranno subire una perdita, quella di Abacuc, che muore di vecchiaia.

Giunti nelle campagne intorno al feudo da reclamare, il gruppo sente delle campanelle che associano al sonaglio di Zenone: scoprono poi che si sbagliano poiché il suono proveniva da una mucca. Raggiungono alla fine la roccaforte di Aurocastro e gli abitanti del luogo si affrettano a consegnare agli eroi le chiavi del castello prima di rifugiarvisi, lasciando l'armata sola a fronteggiare l'attacco da parte dei pirati Saraceni. Colpo di scena, tutto si spiega: Ottone aveva scritto quella pergamena per dare alla cittadina un feudatario che l'avrebbe salvata dalle numerose incursioni dei pirati. Brancaleone e il suo piccolo esercito sono fatti prigionieri e condannati alla pena di morte, ma vengono liberati da un misterioso personaggio che uccide tutti i saraceni, compreso il loro capo. Il cavaliere che li ha salvati si rivela essere il cavaliere erroneamente creduto morto all'inizio della storia. Questi, il vero e legittimo destinatario della pergamena, condanna Brancaleone e i suoi armigeri al rogo come ladri e usurpatori. Teofilatto rivela a Brancaleone di essere stato lui ad avere abusato di Matelda, causando la rabbia dell'uomo.

Proprio quando tutto sembra perduto ricompare il monaco Zenone - sopravvissuto alla caduta nel fiume e di nuovo a capo di un manipolo di straccioni diretti in Terra Santa - il quale convince il cavaliere a liberare Brancaleone ed i suoi, in quanto ancora legati al voto di seguire il monaco a liberare il Santo Sepolcro.


 

Osservazioni

L'originalità di questo film non sta solo nella sceneggiatura, ma anche nei costumi, che presentano un Medioevo sciatto, straccione, fatto di miserabili e decaduti, lontano dal mondo idealizzato e cavalleresco della maggior parte dei film e della letteratura. Un Medioevo violento e crudele nonostante il film sia fatto per l'evento comico e ironico.

 

Nel film si fa riferimento alla presenza dei Bizantini in Italia. Ciò però rappresenta un anacronismo con il tema della Crociata, dato che i Bizantini si ritirarono definitivamente dall'Italia nel 1071e la Prima Crociata ebbe luogo nel 1095-96, quando il Sud Italia era dominato dai Normanni.

La famiglia di Teofilatto però è presentata come decadente, il castello è quasi in rovina e potrebbe quindi trattarsi di una corte di duchi bizantini ormai privi di feudi e dominio effettivo sul territorio, isolati nei loro ultimi possedimenti.

Inoltre l'attestato di Aurocastro è firmato da Ottone I il Grande che regnò sul finire del X secolo, tuttavia, la pergamena potrebbe essere un documento storico, firmato cioè da Ottone diversi decenni prima di pervenire nelle mani dei soldati di Brancaleone. Il film non cerca mai di avere un'eccessiva valenza storica ma non presenta errori gravi, se non consideriamo i tacchini che appaiono all'inizio del film, certamente anacronistico dato il suo arrivo dall'America dopo il 1492.

Alto dettaglio da segnalare è il portone i bugnato tipico Rinascimentale che compare nel borgo di appestati.

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