Musica antica e tradizionale, ANNO I n°1

27.01.2014 17:15
ANNO I n° 1

 

Musica antica e tradizionale

a cura de La Compagnia del coniglio associazione culturale


 

L'idea di questo spazio è nata dalla collaborazione sempre più assidua con i redattori del blog, e si prefigge di dare qualche indicazione sulla musica antica e tradizionale, di spiegare gli strumenti utilizzati, di dare qualche approfondimento sui brani e su come questi venissero suonati.

Non si ha la pretesa di esaustività, ma piuttosto di offrire degli spunti per ricerche poi più approfondite per chi ne avesse interesse.

Si intende qui dare un taglio divulgativo a temi che spesso, per chi non è del settore, creano confusione.

Si cercherà dunque di esporre le tematiche scelte di volta in volta con la redazione in maniera chiara, si cercherà di contestualizzare il più possibile, di sfatare falsi miti e svelare qualche curiosità.

Se aveste qualche curiosità potete scrivere alla redazione o direttamente alla nostra mail e saremo lieti di rispondervi, o prendere spunto per qualche articolo successivo.


 

La musica medievale


 

Iniziamo oggi con un'infarinatura molto generale sulla “musica medievale”. I temi accennati saranno oggetto di successivi approfondimenti nel corso della rubrica.

La definizione classica di "Medioevo" indica il periodo storico compreso tra la caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476 d.C.) e la scoperta dell'America (1492 d.C.): queste date, puramente convenzionali, indicano un intervallo di tempo di quasi mille anni durante il quale l'Europa ha subito profonde trasformazioni (e con essa la produzione artistica e musicale).

Pur con le dovute generalizzazioni, si possono grossolanamente distinguere due principali filoni: quello della musica sacra-liturgica e quello della musica profana-popolare.

L'apice di entrambe viene raggiunto intorno al X secolo, quando nell'ambito del primo filone abbiamo la nascita del canto gregoriano: esso deriva dalla fusione del canto romano con quello gallicano, attribuibile all'unificazione e romanizzazione della liturgia voluta dai sovrani carolingi in tutti i territori del Sacro Romano Impero.

Nella musica profana, peraltro, si risente l'influsso degli albori dell'economia monetaria, degli scambi commerciali, e di un primo sviluppo di borghesia urbana (artigiani e mercanti): tali aspetti contribuiscono infatti ad un orientamento laico e liberale delle espressioni artistiche.

Persino l'apertura di scuole per laici, in cui trovano accesso le lingue c.d. "volgari", favorisce l'espansione della musica medievale popolare, in quanto l'influsso del clero sull'arte diminuisce proporzionalmente.

È questo anche il periodo in cui si sviluppa la scrittura musicale (inizialmente in ambito ecclesiastico e con una notazione molto diversa rispetto a quella a cui siamo abituati), questo ha permesso che giungessero fino a noi alcune delle composizioni dell'epoca (anche se spesso ci sono pareri discordanti riguardo alla corretta interpretazione).

Una caratteristica fondamentale di distinzione tra la musica medievale liturgica e quella profana risiede nella polifonia della prima contro la monodia della seconda (per quest'ultima la diffusione di forme polifoniche su testi profani fu tardiva -dobbiamo aspettare la fine del '400 per i primi madrigali).

In questo contesto nacquero le prime canzoni profane totalmente in lingua volgare, come ad esempio quelle nate nella Francia meridionale, scritte in lingua d'oc e cantate dai trovatori, o quelle nate nella Francia settentrionale, in lingua d'oil e cantate dai trovieri. Temi principali di queste canzoni erano l'adorazione della donna con artificiose espressioni di omaggio cavalleresco, tratte dai modelli cortesi.

Esse venivano spesso diffuse dal giullare o dal menestrello, sorta di cantore e giocoliere ambulante, con qualcosa del saltimbanco e dell'aedo che tipicamente si accompagnava con qualche strumento a corda come ad esempio la cetra.

A volte i musici popolari usavano la tecnica del contrafactum: su melodie ecclesiastiche inserivano testi profani, spesso irriverenti (un po' come succede oggi con le parodie di canzoni famose).

Uno tra i più preziosi monumenti della musica medievale sacra è il corpus di componimenti noti come Cantigas de Santa Maria, scritti tra il 1250 e il 1280, commissionato (e forse in parte anche composto) da Alfonso X il Savio, re di Castiglia e di Leon.

Ne sono pervenute circa 400, e seguono il modello trobadorico e trovierico (alcuni trovatori esercitarono la propria arte nella penisola iberica).

Il manoscritto è di particolare interesse anche per le numerose illustrazioni di musici e strumenti dell'epoca: possiamo riconoscere flauti, tamburi, cornamuse, symphonie (le antenate della ghironda) oltre a salteri, arpe, cetre e organi portativi.

A tale raccolta verrà dedicato nel prosieguo un articolo apposito.

Se della musica sacra sono pervenute testimonianze, della musica profana e popolare (soprattutto nel periodo alto medievale) non abbiamo molti documenti: innanzitutto perché la nascente scrittura musicale era appannaggio esclusivamente del clero, inoltre i musici popolari erano spesso di bassa estrazione sociale e potevano tramandare la musica solo oralmente.

Le cose cambiano nel basso medioevo quando i musici di corte sono persone di cultura, a volte essi stessi nobili o dame (nel XIII secolo dalle donne di corte ci si aspettava che fossero in grado di suonare strumenti, cantare e comporre versi).

Tra le principali fonti musicali giunte fino a noi, ricordiamo un importante manoscritto del XIII sec. noto come Carmina Burana (così chiamato dalla località tedesca in cui è stato rinvenuto, Benediktbeuern, in Baviera), insieme di composizioni in latino e alto tedesco di carattere principalmente goliardico e profano (di alcune delle quali è riportata anche la musica).


 

Si dice nella musica antica....


 

Il brano conosciuto come emblema dei Carmina Burana ("O Fortuna") non è medievale: nel secolo scorso il compositore tedesco Carl Orff musicò i testi del manoscritto pervenuto dal Medioevo. Nonostante di alcuni brani fosse riportata anche la musica, Orff la riscrisse completamente.

La sigla dell'Almanacco del giorno dopo, storica trasmissione Rai, anche se musicalmente può sembrare, non è medievale: è stata composta negli anni '70 appositamente per il programma.

Ballo in Fa diesis Minore di Angelo Branduardi ("Sono io la morte e porto corona...") è basato sulla musica di Schiarazula Marazula, danza riportata nel Primo Libro de' Balli di G.Mainerio (Parma, 1535 - Aquileia, 1582). Lo stesso Branduardi ha incluso il brano originale nell'album Futuro Antico II (dedicato alla musica medievale e rinascimentale). Il testo originale di Schiarazula Marazula non ci è pervenuto, la versione inclusa da Branduardi in Futuro Antico II usa un testo in friulano composto ai giorni nostri dal poeta Domenico Zannier.

Scarborough Fair, cantata da Simon & Garfunkel e inclusa nella colonna sonora del film Il Laureato, è una ballata inglese risalente al '500.

Anche Geordie, famosa per la versione italiana di Fabrizio De Andrè ("Impiccheranno Geordie con una corda d'oro...") è una ballata inglese del '500.


 

Fonti

 

Le fonti in questo settore sono svariate, e il riassunto qui presentato è frutto di studi eterogenei (da Conservatorio a seminari di musica antica, letture di articoli e studi personali). Ne citiamo alcune come spunto.

G. Cattin, La monodia nel Medioevo, EDT; A. Pirro, Idee sulla musica nella società medievale, in Musica e storia tra Medio Evo e Età moderna, a cura di F.A. Gallo, Il Mulino;

Elvidio Surian, Manuale di storia della musica, Rugginenti;

W. Apel, Il canto gregoriano. Liturgia, storia, notazione, modalità e tecniche compositive, trad. Della Sciucca, Libreria Musicale Italiana;

Recent Researches in the music of middle ages and early Renaissance, raccolta di studi edita da A-R Editions;

Corpus mensurabilis musicae, collana edita da The american Institute of musicology.

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