INTERVISTA ALLA COMPAGNIA DEL CONIGLIO
Intanto iniziamo a conoscerli, la Compagnia del Coniglio è composta da sei membri: Luciano, Fabienne, Luca, Robin, Sara e Antonio.
Quando nasce la vostra passione per la musica antica? È una passione che vi ha sempre accompagnato fin da piccoli o è nata col tempo?
Luciano: La passione e l’avvicinamento a tale tipo di musica è stato eterogeneo per i membri del gruppo.
Alcuni di noi frequentavano fin da piccoli l’ambiente delle rievocazioni; altri si sono avvicinati alla musica antica attraverso alcune rielaborazioni di essa, quali ad esempio il folk metal; altri infine per motivi di studio.
L’idea di suonare musica medievale è però maturata in ognuno di noi in “età adulta”.
Cosa significa essere un musico per voi? Che sensazioni provate quando vi esibite?
Robin: Esibirsi è l'unico modo per far vivere veramente la musica.
Luca: Per me essere un musico significa aver realizzato il sogno più grande della mia vita e ogni volta che mi esibisco provo una soddisfazione e una felicità che non si può descrivere a parole. Quando incominci a soffiare dentro a quella sacca anche un po’ maleodorante ti isoli dentro a una specie di bolla insieme al pubblico che ammaliato sta ad ascoltarti, provando di tanto in tanto ad accennare qualche balletto. Il musico è quella persona in grado di far divertire
divertendosi….
Fabienne: Per me suonare significa esprimere quello che ho dentro, come in ogni altra forma di espressione artistica.
Compagnia del Coniglio, come mai avete scelto questo nome?
Sara: eravamo spettatori alla festa di Beltane, Luciano e Fabienne andavano in giro con il loro coniglietto Chouchenn al guinzaglio. Dopo due giorni eravamo per tutti “quelli del coniglio”, quando abbiamo deciso di formare un gruppo il nome è venuto spontaneo.
Luciano: prima di confermare il nome abbiamo fatto delle ricerche e abbiamo trovato diffusa iconografia nelle miniature medievali raffigurante conigli che suonano vari strumenti, tra cui la cornamusa...a quel punto la scelta è stata inevitabile :)
Fabienne: una piccola curiosità...Chouchenn...è il nome dell’idromele in bretone! :)
Parliamo di una delle manifestazioni a cui avete partecipato quest'anno, la Festa Celtica di Beltane a Masserano, cosa vi è rimasto di questa esperienza? Com'è stato esibirsi all'interno di un evento come questo?
Robin: Beltane è stata una grande esperienza. Le feste celtiche regalano sempre delle grandi emozioni, e Beltane non è stata da meno.
Fabienne: Beh, suonare all’evento in cui appena due anni prima era nata l’idea del gruppo, è, prima che un traguardo, un’emozione indescrivibile. Probabilmente chi di noi ha fondato il gruppo ha provato qualcosa di molto particolare, come se suonando in quell’occasione toccassimo con
mano che abbiamo dato vita concreta a ciò che prima era solo un’idea, una speranza, insomma, un piccolo sogno nel cassetto.
Ora passiamo ai vostri strumenti, alcuni sono particolari e a un pubblico di non esperti potrebbero sfuggire le loro caratteristiche e il loro uso.
Fabienne, tu suoni la ghironda, come mai hai scelto questo strumento? Che cosa puoi dirci sullas ua storia?
Fabienne: Ho studiato pianoforte in Conservatorio e, quando Luciano ha preso la piva medievale, ho pensato di provare questo strumento, sapendo che era compatibile come tonalità e suono con quel tipo di cornamusa. sono andata dal liutaio Sergio Verna e appena ne ho provata una che aveva a disposizione ho sentito una certa empatia con lo strumento....insomma: è stato amore a prima vista :) La ricostruzione di ghironda che suono è ispirata a quelle usate nel XIIIXIV secolo. Insieme alla symphonia è una derivazione da uno strumento più antico che si suonava in due e che si chiamava organistrum (i primi riferimenti iconografici risalgono al XII secolo). Il suono viene prodotto dallo sfregamento della ruota contro le corde (proprio come fa l’archetto del violino), i tasti permettono di suonare la melodia, una corda costituisce il bordone che fa da basso, mentre un meccanismo definito “trompette” permette di eseguire un accompagnamento ritmico dal caratteristico suono “ronzante”.
Robin, tu suoni l'Hummelchen, strumento che fa parte delle Smallpipe, che tipo di strumento è?
Come mai hai scelto proprio questo genere di Cornamusa?
Robin: Ho scelto di suonare l'hummelchen dal primo momento che l'ho ascoltata nello studio del liutaio Deiv. Il suo suono mi ha subito affascinato. E' uno strumento nato nel rinascimento e inserito nella musica da camera. Non ha avuto un grande successo e dunque è giunto poco o niente come repertorio. Ciononostante trovo che sia stato molto sottovalutato, non per le sue possibilità tecniche o espressive (piuttosto limitate) ma più che altro per il suo suono dolce e armonico.
Antonio, come strumento a percussione hai scelto il Davul, un tipo di tamburo particolare. Qual è la sua origine? Come mai questa scelta?
Antonio: Sono sempre stato appassionato di percussioni. Tra tutte ho scelto il davul per l’emozione che provoca in me e negli altri il suo suono profondo ed
evocativo, quasi ancestrale. Il davul è una percussione fabbricata con pelli di capra tese su entrambi i lati di una cornice di legno. La differente lavorazione delle due pelli e le diverse bacchette utilizzate per percuoterle, danno la possibilità di ottenere suoni differenti. La sua origine è orientale e le invasioni turche del XIV e XV secolo diedero la possibilità a noi europei di entrare in contatto con questo fantastico strumento-
Usate anche l'ocean drum, un tamburo che riproduce il suone delle onde del mare, parlateci della vostra scelta e dell'effetto che fa sul pubblico.
Sara: stiamo sperimentando vari strumenti “etnici” per un progetto parallelo di musica più da ascolto, non legato alla rievocazione storica, che vorremmo far partire nell’autunno. Tra questi l’ocean drum ci ha colpito e affascinato, ovviamente va usato solo in determinati contesti e brani.
Si può considerare uno “strumento da meditazione”, per musiche “oniriche”.
Arriviamo alle vostre esperienze sul campo, com'è la vita di un musico durante le rievocazioni?
Robin: La parte più bella di essere sia musico che rievocatore è scoprire luoghi e persone nuove ogni volta. Talvolta si rincontrano vecchi amici e fa sempre piacere poter festeggiare tutti insieme alla fine delle manifestazioni.
Luca: La vita del musico durante una rievocazione è si stancante, vista la quantità di tempo che devi intrattenere il pubblico, ma questa stanchezza ha la capacità di appagarti in maniera a dir poco magica... per non parlare delle fanciulle conosciute...ahhahah :)
Fabienne: a me piace suonare per il piacere di farlo e come occasione per esprimermi. Partecipare alle rievocazioni mi dà l’opportunità di conoscere persone con vera passione per quello che fanno e rappresentano, e quindi posso semprei imparare cose nuove e avere nuovi stimoli.
L'esperienza che avete fatto che più vi è rimasta nel cuore?
Fabienne: ogni esperienza mi è rimasta nel cuore per motivi di volta in volta diversi. quella in assoluto per me più emozionante finora è stato accompagnare alla festa di Beltane un momentodi spiritualità con musica bardica: ho sentito l’energia della musica, della natura e delle persone diventare un tutt’uno, e ho tratto grande forza ma al contempo un senso di grande pace interiore da questo.
Sara: suonare Greenlands sul palco di Celtica, insieme a grandi musicisti e davanti a centinaia di persone.
Luciano: a Castelnuovo Scrivia, quando ho detto “questa è una danza che viene eseguita in cerchio, se volete ballare in cerchio potete farlo” e un gruppo di bambini ha improvvisato un girotondo sotto al palco.
Immaginate che questa intervista venga letta da un giovane appassionato di musica antica e dategli alcuni consigli sul come intraprendere questo cammino.
Luciano: spesso chi si avvicina a questo tipo di musica si limita a copiare da gruppi famosi (in genere tedeschi) senza indagare sulle origini dei brani, sui loro autori e sul contesto storico in cui sono nati. È invece importante approfondire questi aspetti, anche se si decide di stravolgere e riarrangiare i brani per adattarli a un gusto più moderno.
Robin: la musica antica è un ottimo inizio, ma non bisogna fossilizzarsi su di essa, perché non si incontrano particolari difficoltà nel riprodurla, se non per quanto riguarda la ricerca degli strumenti antichi. La musica antica è invece un trampolino per cercar di creare qualcosa di nuovo, che ultimamente stenta a nascere sotto le dita dei nuovi compositori.
Luca: suonando è importante divertirsi, la musica va vissuta.
Si ringraziano tutti i membri della Compagnia del Coniglio che ci hanno gentilmente rilasciato questa intervista.
Argomento: Intervista
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